domenica 15 novembre 2009

LETTERE DALLA PALESTINA 5



Lettera da Betlemme

Venerdì 16 ottobre 2009


Ogni giorno ci riserva le sue sorprese e quelle di ieri non sono state di meno delle precedenti.
Ci siamo divisi in due gruppi. La prima sorpresa è il nostro accompagnatore, Rotem ( scrivo i nomi per come li capisco) un giovane di 28 anni, appartenente ad un gruppo che ha dato vita al centro di formazione alternativo, molto attivo durante l'ultimo conflitto a Gaza nel diffondere informazioni nel mondo su quanto stava succedendo e che promuove attività di sensibilizzazione e formazione ai giovani che si apprestano al servizio di leva ( di 3 anni), oltre a tante altre iniziative. Rotem durante il suo servizio di leva decide di smettere e si fa un anno e mezzo in carcere. Ancora una volta incontriamo una realtà del dissenso e ci rendiamo conto che sussiste una rete di persone e organizzazioni sociali impegnate nel dialogo e nella pace israelo – palestinese, diffusa e dal mondo occidentale poco conosciuta.
La giornata inizia nella piazza del municipio di Gerusalemme e Rotem ci spiega che attorno a noi c'è un centro di polizia famoso perché è il luogo degli interrogatori, a volte condotti con metodi e pratiche illegali ed un centro per la pace, a dimostrazione che qui le diverse realtà sono sempre compresenti.
Poi ci accompagna nei luoghi della città mostrandoci segni e la realtà dell'occupazione, cioè dove i confini israeliani si sono spostati ad ogni conflitto con i palestinesi e dove ancora si praticano le tecniche di insediamento con lo sfratto delle famiglie palestinesi e l'insediamento di quella israeliana.
E così conosciamo la famiglia Rawi accampata davanti alla loro casa da cui sono stati sfrattati 3 mesi fa. Ci accoglie Marian che ci spiega come e' avvenuto.
Il tono del suo triste e doloroso racconto tradisce la rabbia. Sono stati sfrattati alle 5 di mattina dalla polizia. In casa c'erano 38 persone, di cui 13 bambini , uno nato il giorno prima. I poliziotti con il passamontagna hanno buttato fuori prima i bambini e le donne e poi picchiato i ragazzi e gli uomini. La famiglia non ha potuto portarsi via le proprie cose che sono state gettate in un campo molto distante. Così buttati fuori e buttati via a loro non resta che la protesta , ogni giorno, con tenacia, davanti alla loro casa, ricevendo insulti, visite dalla polizia, e molte altre molestie. Il loro futuro è incerto. La sera rientrano in un albergo pagato dall'autorità palestinese ma non ancora per molto. Poi? La pratica degli sfratti continua e continuerà a produrre un popolo di diseredati.
Terza sorpresa visita ad un grande insediamento, la città di Ma' Ale Adummim, accompagnati da un colono che ha accettato di incontrarci e spiegarci il loro punto di vista. Città nei pressi di Gerusalemme, molto bella, verde, con tutti i servizi e una sua municipalità.
Innanzitutto ci spiega che siamo su territori “disputati” e la città fondata nel 1975 dal governo ( le case degli insediamenti sono tutte costruite dal governo) conta di 40.000 abitanti.
Le famiglie sono state incentivate dal Governo da condizioni favorevoli nel prezzo delle case, minore tassazione e presenza di servizi.
Per arrivarci si percorre una grande strada proibita ai palestinesi ai quali per circolare e muoversi dai villaggi attorno a Gerusalemme verso la Cisgiordania , Israele sta costruendo un grande tunnel. Sono le strade dell' apartheid.
Non risponde a tutte le nostre domande ma dice quanto basta per capire che la loro posizione e' quella dei loro governi. Ritengono questi territori “disputati” ( o liberati) appellandosi a questioni legali ancora aperte, dimenticandosi ovviamente di tutte le risoluzioni ONU che dichiarano queste terre territori occupati. Pronuncia la parola terrorismo per giustificare i propri sistemi di sicurezza ( esercito, polizia, ecc) ed è la prima volta in questi giorni che viene pronunciata. Ora tutte le questioni sono state dette da una parte e dall'altra e alla fine, pur dichiarandoci di opinione contraria alle sue, lo ringraziamo (e lui fa altrettanto) per averci incontrati. Cosa possiamo dire, è stato un dialogo tra sordi o l'inizio di qualcosa? Speriamo ci si possa almeno parlare con chiarezza e rispetto come è avvenuto con lui.
Concludiamo il nostro viaggio pranzando nella tenda di una famiglia beduina della tribù di Jamlin presente su questi territori dalla guerra del 1948 . Allevatori in difficoltà per lo scarso pascolo, vivono anche di altri mestieri: muratori, agricoltori, o lavori presso le colonie.
Abitano in catapecchie costruite ma ci accolgono con un calore ed una felicità sbalorditiva solo per essere andati a visitarli ed aver pranzato insieme. Ci salutiamo con una foto di gruppo.

La sera nella piazza del municipio di Betlemme, ci ritroviamo tutti per una cerimonia di saluto con la città. Poi un bellissimo concerto al pianoforte del maestro Luciano Basso (che ci ha accompagnato in questi giorni) chiude questa intensa giornata di sorprese.

Domani si rientra in Italia. A noi resta la convinzione di essere stati sì nella Terra Santa ma di aver visitato una terra sopratutto sacramentata.

Un caro saluto a tutti/e



Saluti

Danilo Villa

Ufficio Politiche Sociali

CGIL Monza e Brianza

"La nonviolenza e' il primo articolo della mia fede. E' anche l'ultimo articolo del mio credo"
Gandhi

Nessun commento: