domenica 10 ottobre 2010

“Il Centro Psicosociale- un servizio per la tutela della Salute Mentale dei cittadini non è un Servizio di serie C”







Dopo le recenti vicissitudini inerenti la chiusura temporanea e lo spostamento del CPS di Lissone in un comune sito nel nostro Distretto, poi forse dislocato presso la RSA Agostoni, (provvisoriamente?) non possiamo che rilevare mestamente come le disattenzioni dei vari Enti preposti, Azienda Ospedaliera S.Gerardo, Asl, Comune ciascuno per ciò che gli compete, abbiano causato un certo disagio per gli utenti.

Questi Enti non solo non hanno posto attenzione sui termini di scadenza di sette anni della convenzione di comodato per l’utilizzo dei locali con il Comune di Lissone, ma hanno mancato anche al proprio ruolo istituzionale nella scelta di luogo non idoneo e di una alternativa della struttura di v. Garibaldi, compresa la sicurezza per gli utenti e gli operatori .

Come Sportello della Non Autosufficienza dello SPI CGIL, ci siamo anche chiesti se fosse l’ennesimo sevizio perso per i nostri concittadini, dopo la rinuncia ad essere il Comune dove avere la sede del Distretto Sociosanitario, del Comune sede del Piano di Zona e dell’Ufficio di Piano, essendo fra l’altro la città per popolazione molto superiore agli altri 12 comuni (41000ab).



Purtroppo diverse normative regionali hanno depotenziato la funzione di queste strutture territoriali, affidando responsabilità decisive alle Aziende Ospedaliere.
I presidi territoriali , vorremmo sottolineare, sono sì accoglienze per malati con gravi patologie, persone e famiglie che non vanno isolate o emarginate, ma anche per persone che richiedono un sostegno per una fragilità psicologica temporanea, che se ben presa in carico può essere risolvibile in tempi brevi.
“Nessun uomo è un’isola” così recitava una importante progetto della nostra Asl, là dove raccoglieva un imput della Organizzazione Mondiale della Sanità, che diceva “la salute mentale ed il ben-essere mentale sono condizioni fondamentali per la qualità della vita e l’attività degli individui e delle famiglie, delle popolazioni e delle nazioni e conferiscono un senso alla nostra esistenza, permettendo di essere cittadini creativi ed attivi”
Quanto può essere sottile la linea fra una salute mentale “normale” se sottoposta a stress quali: una famiglia o una persona che si ritrova improvvisamente senza reddito o reddito insufficiente per vivere, oppure famigliari con gravi problemi di assistenza ad un congiunto fragile, un anziano, un disabile, là dove le carenze di sostegno fanno subentrare un momento in cui può insorgere la mancanza di un percorso del sé , di un futuro vivibile? In questi casi può presentarsi uno stato di depressione, causa di un certo spessore di casi nella nostra Asl, tanto che su questo fenomeno era stato concepito un progetto condiviso fra tutti gli attori istituzionali uniti nel riconoscere “ la depressione come “ un problema di grande rilievo per la salute pubblica sia per le conseguenze sociali che sanitarie”.


Detto questo vigileremo affinchè gli utenti con problemi gravi e quelli in temporanea difficoltà possano beneficiare dell’idoneo servizio, anche perché non tutti hanno milioni da spendere a livello privatistico. Confidiamo che la competenza degli operatori , l’apporto offerto dalle meritorie Associazioni dei parenti e del Terzo Settore, tutti i soggetti interessati che compongono l’Organismo di Coordinamento per la Salute Mentale del nostro territorio articolato in tanti gruppi di lavoro, siano in grado di elaborare percorsi idonei di assistenza, di residenzialità di casi complessi, di possibili inserimenti lavorativi, di recupero di malessere temporaneo e si concretizzino in azioni positive oltre che delle interessanti elaborazioni.


Sappiamo della giustezza del Patto Territoriale per la Salute Mentale, purchè funzioni, in esso è scritto “ha la finalità di offrire offerta sanitaria, sociosanitaria assistenziale adeguata alla domanda di salute mentale del nostro territorio”.
Con il Patto condividiamo obbiettivi quali: la promozione del ben-essere mentale, la lotta contro la discriminazione e l’isolamento dei soggetti fragili e delle loro famiglie, la prevenzione dei problemi di salute mentale, una efficace assistenza, una tutela anche mediante l’ Amministratore di Sostegno, ruolo meno asettico e prezioso rispetto ad altri stati giuridici quali l’interdizione etc.



Personale qualificato, collaborazione con i Medici di Famiglia, sedi idonee, risorse economiche, integrazione con il tessuto sociale sono il quid che serve ai cittadini per la Tutela della propria Salute Mentale, niente chiacchere , dimenticanze, “ospedalocentrismo”.


Cosetta Lissoni segretaria SPI CGIL Lissone
Maria Nella Cazzaniga responsabile Sportello della Non Autosufficienza -SPI CGIL Lissone

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