Abbiamo recentemente letto nel sito della Asl MB le nuove disposizioni inerenti il Piano Nasko, piano regionale per la scelta di portare avanti la gravidanza per chi ha difficoltà economiche in alternativa all’aborto.
Troviamo questo provvedimento, di cui non viene riportata la delibera regionale sul sito web dell’ASl, tecnicamente parlando nelle sue linee guida, lacunoso, ambiguo, poco concreto, meramente ideologico. E’ sicuramente efficace nella ipocrita linea ciellina di aiuto parcellizzato, in riga con il nuovo Piano Sociosanitario lombardo teso nel mettere all’angolo quel po’ che resta dei servizi pubblici quali i Consultori, luoghi con certi standard compreso il rispetto sulle convinzioni etiche o religiose.
Le beneficiarie del Nasko, sono donne in stato di disagio economico che avranno diritto ad un fondo se rinunceranno ad abortire entro 90 giorni con tutta la certificazione medica del caso. Un contributo per l’acquisto di beni e servizi per la madre e il bambino, cifre alla mano 4500 euro pari ad un sostegno mensile di €250 per 18 mesi!!. Oibò siamo saltate sulla sedia… la mamma..la DONNA!!! ed il marito, il compagno e la famiglia?!
Da quanto letto, quali sono i criteri per stabilire il grado di indigenza e quelli per l’eventuale graduatoria? l’ISEE, la mobilità, il licenziamento, due disoccupati in casa con sfratto e\o pagamento mutuo, retta del nonno in RSA? poiché nel vademecum - guida bisogna dimostrare che “la gravidanza comporti un effettivo disagio economico”.
Vi è poi un Piano Personalizzato per il contingente ed il futuro….da sottoscrivere… il tutto gestito non solo dai Consultori Famigliari che tra l’altro non hanno più gli occhi per piangere data la scarsità di personale, le liste di accesso e i finanziamenti.. zac! ma anche dai famosi Consultori privati accreditati e i Centri di Aiuto alla Vita! Ragazzi!! Non scherziamo.
Abortire è una “scelta” dolorosa, vissuta spesso per svariati motivi in solitudine dalla donna, un percorso che una volta maturato, trova mille ostacoli tra cui un fronte di tanti medici obbiettori in Ospedale… ”altrimenti ti stroncano la carriera ”… obiettori che non vogliono la pillola del giorno dopo, un intervento non abortivo.
L’alternativa, già presente nella legge 194, sarebbe l’educazione sanitaria e sessuale, lasciate consapevolmente al palo. Si pensa realmente con questo pannicello caldo, risibile, di incrementare le nascite e sconfiggere l’aborto? Buffoni! Buffoni regionali del centro- destra e nazionali, si vadano a vedere i provvedimenti concreti presi di aiuto alla famiglia, non le giornate di propaganda di lorsignori che di famiglie ne hanno diverse!!!
Da anni lorsignori mortificano le donne con la precarietà, con il mancato riconoscimento del lavoro di cura, con la penalizzazione della donna che..decide di avere un figlio pur lavorando con aiuti semizero per la famiglia, sostegni vecchi e inadeguati per i lavoratori in difficoltà soprattutto per i precari. Riforme nel welfare quali il Reddito Minimo di Inserimento rinviati “sine die”, politiche famigliari ormai coniugabili con nuove povertà relative inesistenti.
Detto questo è riconosciuto come l’impegno delle responsabilità per la famiglia e il contrasto alla povertà siano fra i punti più deboli delle politiche sociali in Italia. Una mancanza di finanziamenti e di offerta di servizi sono investimenti alquanto miserevoli e appunto come nel nostro caso frammentari. Già dal residuo di aiuti esistenti restano esenti famiglie di lavoratori dipendenti con due occupati seppure con reddito modesto, gran parte del ceto medio, che ormai con la crisi sono entrati a far parte di una certa marginalità e lavoratori autonomi.
Infine, tornando al nostro provvedimento, dopo i 18 mesi che si fa?che si fa di questi trasferimenti monetari momentanei? i figli crescono, andranno a scuola, serviranno trasporti, formazione, servizi ect. e poi: il lavoro per i genitori sarà più sicuro e ben retribuito?, ci sarànno un’abitazione decorosa, orari flessibili per farsi carico delle responsabilità famigliari?
Non sono queste fumisterie che aiutano la natalità, ma quei provvedimenti di aspetto sociale che insieme ad uno sviluppo socio-economico generale in ripresa, vedano il sostegno alla famiglia come un investimento in politiche di sviluppo economico, di crescita di un vero “capitale umano e sociale”, sia a livello locale che nazionale.